Un convegno riuscito, quello dedicato a Cibo e Paesaggio, che si è svolto dal 2 al 4 maggio scorsi, a Maso Pacomio, località Curé del Comune di Fiavé.
Riuscito perché ormai è alta la sensibilità verso i due temi in questione, cibo e paesaggio, che i vari relatori hanno coniugato assieme dimostrando ampiamente che la qualità dell'uno dipende dalla qualità dell'altro.
Certamente il consumo di territorio con tante edificazioni, con i capannoni fini a se stessi, mette in dubbio la sostenibilità alimentare, come ha spiegato Walter Nicoletti, il giornalista conduttore dell'evento. Sono le grandi coltivazioni che rovinano il paesaggio, le monocolture, la frisona con l’industrializzazione del latte, come ha sostenuto Sergio Valentini di Slow food. E Roberto Bombarda, ex consigliere provinciale, ha rammentato le distese di coltivazione di mais a granella; Annibale Salsa, antropologo, ha messo sotto accusa l'agricoltura di "stile padano" che sta togliendo a quella di montagna ogni sua specificità. Per avere un'idea di quanto territorio di spreca ogni anno anche nel nostro Trentino basterebbe seguire i dati forniti da Giorgio Tecilla, responsabile dell'Osservatorio del paesaggio, dati che dimostrano come in questi anni si sia registrata una forte espansione del bosco, degli insediamenti e delle infrastrutture, mentre si è ridotta la superficie dei terreni coltivabili e si è verificato l'impoverimento qualitativo degli spazi rurali.
E' cambiato il paesaggio, è mutata in peggio anche la qualità del cibo, molto più industrializzata. Il cibo di qualità, ha ricordato Valentini, deve essere buono, pulito e giusto. Lo si trova? Certamente, se si ha la pazienza di resistere alle sirene della pubblicità e dei brand più conosciuti per seguire invece la produzione del contadino vero, quello che, per dirla con Marco Geronimi Stoll di "Smarketing", "vende solo le mele che produce l'albero".
Parliamo insomma degli agricoltori biologici, ma anche dei gruppi di acquisto solidali, della piccola distribuzione che si avvale del web degli operatori del turismo consapevole ed ecologico. Ma è un cibo che costa di più! Certo, perché la qualità e gli sforzi di chi produce in questo modo vanno ricompensati. Anche se molti continuano a spendere più denaro per i prodotti da indossare o per gli smartphone da esibire, piuttosto che per il cibo che inghiottono.
Il convegno di Maso Pacomio, ottima struttura per gli incontri e ospitalità sincera da parte di Marina Clerici e dei suoi familiari, è stato anche altro. I saluti dell'assessore provinciale Tiziano Mellarini; il piano territoriale delle Giudicarie prestato dall'assessore Riccadonna. Poi Luca Bronzini ha parlato della candidatura a sito della Biosfera UNESCO del territorio del nostro Ecomuseo, sostenuto in questo anche da Pypaert, presente al convegno. Elisabetta Doniselli ha illustrato il progetto di Bosco Arte Stenico, ormai una realtà. Lorenza Campolongo si è intrattenuto sulla Strada del vino e dei sapori, Elena Guella ha ribadito la necessità di filiere corti, locali, sostenibili e competitive, in equilibrio col territorio. E poi sono intervenuti tutti gli ecomusei, a iniziare dagli otto trentini coordinati da Adriana Stefani, per proseguire con quelle nazionali, tutti per farsi conoscere, presentare le proprie attività e gettare le basi di future collaborazioni, ad iniziare dalla presenza ad Expo 2015.